sabato 5 agosto 2023

PASSAGGIO A NORD-OVEST - Giorno 8 - da Zürich a Olten

674 km da casa


    Anche stamattina la partenza è in dubbio a causa del meteo. Ci prepariamo con calma, facciamo una ottima colazione e nel frattempo il cielo si apre e i 12 gradi di temperatura ci inducono a scegliere di vestirci bene. Infatti durante tutto il tragitto manteniamo questo abbigliamento anche se la temperatura sale. Per arrivare a Olten percorriamo, sempre su ciclabili, dei continui saliscendi che, al contrario di un percorso pianeggiante, rendono il viaggio gradevole e divertente.


    Oggi arriviamo a Olten (nel Canton Solothurn), città di circa 18’000 abitanti che poco meno di 63 anni fa mi ha dato i natali. Sono particolarmente legato a questo luogo perché qui sono nato e qui ho vissuto fino a 12 anni. Età alla quale la mia famiglia di emigranti ha deciso di rientrare in Friuli per dare inizio ad un nuovo capitolo della loro vita. Un capitolo che, dopo anni all’estero lontano dalle proprie radici, portava con se promesse e nuove possibilità manifestatesi poi regolarmente.


    Olten ha forgiato la mia infanzia. Ho frequentato la scuola materna (svizzera poi italiana e poi di nuovo svizzera) e le scuole elementari (svizzere). Ricordo ancora i nomi degli insegnanti e i nomi di alcuni compagn* di classe. Arrivare a Olten, vedere come è cambiata a 50 anni dal mio rientro e vedere anche come si é conservata ha suscitato in me smisurate emozioni e grande commozione. Ho ritrovato tale e quale la casa dove ho abitato diversi anni in Ringstrasse (anche la porta di ingresso è rimasta quella). Ho ritrovato tale e quale la chiesa cattolica di San Martino dove i miei si sono sposati e dove io, negli anni delle elementari, ho fatto il chierichetto. Ma non voglio tediarvi con un elenco di angoli e scorci di questa città che mi hanno riportato a quando crescevo spensierato e senza nessuna aspirazione o desiderio di vivere in Italia/Friuli. Non fraintendetemi, in noi emigranti si manteneva vivo e si coltivava intensamente il legame con le terre di origine. I miei sentivano un forte senso di appartenenza al il Friuli e all’Italia. Io parlavo friulano, tedesco, svizzero e italiano a seconda delle persone alle quali mi rivolgevo. Ho iniziato qui a suonare il sax e i primi pezzi che ho imparato da autodidatta sono stati l’Inno di Mameli e Va
  Pensiero. Per non citarvi i pomeriggi passati in compagnia di altre famiglie di emigranti nei quali era piacevole intonare assieme canti e villotte friulane di cui conservo ancora le registrazioni su nastro magnetico.


    Non prendete questi miei pensieri come un rimpianto o una recriminazione verso una scelta non mia. Anzi sono molto contento di essere rientrato e venuto ad abitare a Bertiolo e, devo confessarvi che abito a Bertiolo solo per una serie di coincidenze casuali. A Sofia, che viaggia con me, oggi ho cercato di trasmettere fatti, episodi, circostanze ed aneddoti che hanno caratterizzato la mia infanzia vissuta qui. Spero di essere riuscito nell’intento e nell’averle fatto capire che la vita da figlio di emigranti era, in fondo in fondo, la stessa vita di un ragazzino cresciuto in Friuli.


    È un post piuttosto lungo e quasi quasi mi sento in colpa per avervi portato fino qui con la lettura, ma quando vivo queste emozioni mi sento un fiume in piena e non trovo modo migliore per dissolvere le emozioni, se non quello di scrivere per trasmettere i miei pensieri e i miei sentimenti.


Quattro ruote muovono il corpo, Due ruote trasformano l’anima


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