458 km da casa
Partenza in discesa e con temperatura esterna di 10 gradi. Con Sofia ci siamo consigliati a vicenda su come e quanto vestirci perché scendere in bici genera una temperatura percepita molto più bassa rispetto a quella reale.
La discesa è un vortice di adrenalina. La strada serpeggia attraverso il paesaggio alpino, con curve audaci e tratti dritti che sembravano sfidare la legge di gravità. Il vento fischia nelle orecchie mentre corpo e mente sono concentrati a mantenere la giusta traiettoria. Le ruote delle bici sembrano quasi danzare sull'asfalto, mentre il paesaggio sfreccia via come un caleidoscopio di colori e forme. Le montagne, che avevano dominato la vista dalla cima, sembrano ora sfumare in boschi di conifere e verdi prati che si fondono in una tela impressionista.
Le curve richiedono una concentrazione ferrea, mentre i freni e le mani sul manubrio sono in costante comunicazione, per modulare la velocità e mantenere il controllo. Ogni curva è un nuovo livello di un videogioco nel quale siamo immersi.
Il paesaggio cambia rapidamente mentre la bici si avvicina a fondovalle. L'aria si fa più calda e la velocità diminuisce gradualmente, ma l'entusiasmo e l'euforia dell'esperienza continuano a scorrere nelle vene lasciando il ricordo di un’esperienza di pura libertà.
Era arrivata l’ora di iniziare a spingere sui pedali in modo deciso perché si prospettava davanti a noi una salita di quasi 1000 metri per superare il Flüelapass a quota 2383 m slm. La salita iniziò bruscamente e con pendenze proibitive. La strada serpeggia tra colline e prati, mentre pedaliamo con determinazione. Ogni pedalata è un passo verso l'alto, un metro in meno di ascesa. Il paesaggio cambia gradualmente ed è come se ogni metro di altitudine conquistato fosse un passo verso la bellezza incontaminata della natura. Affrontiamo i tornanti stando il più possibile sul ciglio destro della carreggiata perché il traffico sia in salita che in discesa è molto intenso e diversificato.
Le gambe bruciano, e il fiato si fa sempre più corto, ma tra piccole soste e continue riprese proseguiamo nel nostro percorso per giungere alla cima. Ogni curva superata ci porta un po' più vicino alla fine della salita e quando ci giriamo indietro a osservare la strada percorsa, ci sopraggiunge un sentimento di ottimismo che ci fa dire: manca poco.
Giunti in cima abbiamo percepito l’aria rarefatta e frizzante e ci siamo detti che oggi siamo arrivati sul nostro Zoncolan. Il panorama al passo è spettacolare con montagne che si estendono all’orizzonte, laghetti alpini e quel che resta di un ghiacciaio secolare.
La successiva discesa, sempre vestiti adeguatamente, ci porta a Davos e poi a Klosters dove stasera pernottiamo. L’albergo dove dormiamo ci ha offerto gratuitamente una carta turistica che ci consente, tra le altre cose, di usufruire gratuitamente dei mezzi di trasporto e così abbiamo deciso di andare in treno a cenare a Davos.
Quattro ruote muovono il corpo, Due ruote trasformano l’anima
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